Omelia del Parroco del 13 Maggio

Fratelli e sorelle,
anche oggi viviamo una bella opportunità per approfondire la nostra fede, pregare, accogliere la Parola – sacramento e vivere la partecipazione spirituale all’eucarestia che il mezzo televisivo ci consente e che ringraziamo. Allora godiamo di questo momento in un giorno importante per la nostra comunità che, come il giorno 13 di ogni mese, si affida con la supplica al suo patrono e protettore s. Antonio, e così faremo alla fine di questa celebrazione, e poi, oggi 13 maggio, potremo anche chiedere una speciale intercessione e benedizione alla Vergine di Fatima nel tradizionale giorno a lei dedicato dalla chiesa universale. Immettiamoci nel cuore di questa celebrazione con fede e devozione, in ascolto della voce di Dio, nella continua invocazione dello Spirito Santo che a pentecoste, tra pochi giorni, sarà effuso abbondante su ognuno di noi, sulla Chiesa e su tutta l’umanità. Vorrei brevemente accompagnarvi in questo momento di preghiera riflettendo sul verbo “rimanere” che nel vangelo di Giovanni ha una forte valenza spirituale e morale. In questi giorni di quarantena che ci ha costretti e ci costringe all’isolamento e a restare il più possibile a casa, tutti abbiamo esercitato la capacità di rientrare in noi stessi, riflettere, interiorizzare la Parola, intensificare la preghiera personale. Senza attardarci però in forme di intimismo religioso credo che, pur senza affievolire il senso comunitario di ogni preghiera e celebrazione, ci faccia bene ogni tanto vivere la fede in una dimensione personale.

Ognuno di noi è quel tralcio cui si riferisce Gesù, quindi ognuno di noi rifletta, verifichi, invochi e si impegni nel cammino di fede. ” Signore sono io quel tralcio che spesso non porta frutto, la cui sterilità causata dal peccato né ha indebolito le potenzialità, il male ne ha bloccato i processi produttivi, ha sterilizzato il suo fruttificare e ha interrotto il corso della linfa effusa da te che sei la vite cui nutrirsi. Fa che non mi allontani dalla fonte, che ritorni ad innestarmi nel tuo tronco forte, sicuro e capace di alimentare la mia anima e la mia fede. Sperimento ogni giorno che senza di te non posso far nulla, mi affanno inutilmente senza raggiungere mai la gioia e la pienezza del compimento dei propositi, dei miei progetti e della mia stessa vita. Percepisco continuamente un senso di inquietudine e insoddisfazione, verifico un senso di vuoto e di smarrimento e nulla sembra appagare il desiderio di pienezza che mi porto dentro e di cui la mia anima è affamata. Come tutti gli uomini anche io sono un cercatore di felicità e di assoluto, cerco il riscontro spirituale ed efficace della mia fede, oltre il gusto di vedere compiuti e maturi i frutti del mio impegno e della mia testimonianza. Ma ahimè, purtroppo spesso avverto intorno a me vuoto e solitudine, deserto e ottusità, distrazione e incomprensioni.

 

 

Alcune volte, Signore, mi sento come il tralcio tagliato e buttato via, che secca e inaridisce, il cui cuore si indurisce senza più compassione per nessuno; sento l’inutilità della mia preghiera, l’inefficacia del mio impegno quotidiano e l’amarezza di non cogliere più il senso degli avvenimenti e della vita. Perdo la capacità di riconnettermi con Te e crescono dubbi, paure e incertezze.
Alcune volte , toccato il fondo, mi sento solo un tralcio da bruciare e buttare via. In questo periodo, alcuni giorni si sono fatti sentire in tutta la loro pesantezza e ho percepito con sofferenza le distanze umane imposte dalla emergenza sanitaria, la lontananza dalla comunità e da Te, la solitudine e la durezza del cuore. Signore, eccomi ancora qui dinanzi a te con tutta la mia anima affamata e assetata del tuo amore. Ti prego di non abbandonare la vigna che la tua destra ha piantato, fa che non sia divelta dalla furia dei venti tempestosi di questo tempo di prova, dal gelo impietoso e severo di tante crisi umane e familiari, sociali e planetarie. Vieni e visita ancora questa vigna che è la tua chiesa, non permettere che le porte degli inferi prevalgono su di essa così come hai promesso a Pietro nel giorno della sua investitura, sana le ferite dell’umanità sofferente per le sue costitutive fragilità e per le ingiustizie dei potenti e manda dal cielo il tuo spirito e la tua salvezza. Ogni uomo e donna possa avere la forza di rimanere in Te, fortemente innestato come il tralcio alla vite e portare frutto.

I miei occhi vedono questo miracolo che si compie in molti che, a dispetto di tanto cinismo, in questo tempo hanno mostrato resilienza, umanità, pietà, calore e solidarietà inaspettati e sorprendenti.
Penso a quanta bontà e santità negli occhi, nelle mani e nei gesti di tanti sconosciuti che si sono fatti vicini a chi soffre e, come il buon samaritano, hanno portato frutti di consolazione e di opere buone. A quanti, consapevoli o inconsapevoli, sono stati il segno della tua carezza all’umanità ferita e sofferente, povera e disperata.
A quanti sono tuoi discepoli e seguaci invisibili, costruttori di pace e segni del tuo regno nel mondo, e continuano a costruire nelle nostre comunità, come anche in tutto l’ordine mondiale, la civiltà dell’amore”. La Vergine Maria di Fatima, madre di tenerezza, s. Antonio da Padova sostengano il nostro cammino e permettano ad ognuno di noi di essere tralci fecondi innestati in Cristo vera vite. Amen.

 

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